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Oppio per Ovidio. Note del guanciale di ventidue donne

18.00

«Quando Arianna ritorna da una passeggiata in questa città si sente come se lei stessa fosse diventata una stradina silenziosa. Altre persone le attraversano il corpo, prendono a volte da lei qualche aggettivo inutile, o le lasciano i pensieri ormai superflui. Non si rivedono mai più.»

Yoko Tawada

Yoko Tawada, nata a Tokyo nel 1960, è una delle autrici contemporanee più apprezzate a livello internazionale. Risiede in Germania dagli anni Ottanta e ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti. La sua opera si distingue per la capacità di fondere elementi di culture diverse, creando narrazioni uniche e affascinanti. In Oppio per Ovidio, Tawada evoca il mondo classico richiamando autori come Ovidio e le sue Metamorfosi, e si ispira alle Note del guanciale di Sei Shonagon, che descrivono dettagli del quotidiano con sensibilità e ironia. La sua scrittura unisce il macrocosmo delle grandi narrazioni mitologiche e il microcosmo delle osservazioni personali, creando un universo letterario armonioso tra passato e presente, antico e moderno.

Descrizione

Oppio per Ovidio è un testo vivo, poetico, pieno di donne in divenire, che abitano continui stati metamorfici. Le loro trasformazioni non vengono vissute, né descritte, come perdita – di bellezza o giovinezza, ad esempio –, ma piuttosto come un movimento sensoriale che vive ed esiste al di là delle relazioni. Le ventidue donne presenti nel libro, una per ogni racconto, vivono in una condizione sospesa tra sogno e realtà, allucinazione e concretezza, svincolate da legami familiari o ruoli di genere. Nella narrazione non si riscontra mai uno sguardo maschile, le protagoniste fanno esperienza della città (Amburgo) attraverso il loro corpo, reagendo fisicamente all’ambiente circostante. I confini dicotomici tra esterno e interno, osservato e osservante, saltano, si fanno labili, porosi e si mescolano. In questo modo vengono decostruiti in uno stato di alterazione quasi magico in cui ogni gerarchia viene programmaticamente destabilizzata. Ciò che unisce tutte queste donne è l’interesse che l’io narrante nutre verso di esse, intessendo la tela delle loro esistenze. Tawada così ribalta l’ovvio, deforma l’ordinario, mettendo in discussione qualsiasi dichiarazione esistenzialistica di identità. Perché in fondo cosa siamo se non atomi in continua trasformazione?
Via Rielle 131, San Rufo 3421435155 info@narhvaledizioni.it
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